Nella casa, un viaggio nell’ambiguità, da Shakespeare a Hitchcock.

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Scritto e diretto dal regista francese
François Ozon.
I precedenti film di Ozon non è che siano stati dei veri capolavori, ma questo mi ha colpito molto.
È la storia di Germain, insegnante di letteratura, che diventa ossessionato dai temi scritti da un suo studente,Claude, che si dimostra molto abile nel saper descrivere la vita di altre persone da lui osservate o per meglio dire spiate.

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Ozon riesce a creare una suspance iniziale che durerà fino all’ultimo minuto del film.
La storia avvincente e ben strutturata non annoia, anzi stimola lo spettatore che diventa partecipe degli eventi descritti.

Mentre guardavo il film improvvisamente pensai “Ma questo film..queste sensazioni non mi sono nuove..” poi mi resi conto delle molte analogie con La finestra sul cortile, uno dei capolavori del maestro del brivido Alfred Hitchcock.
La tensione crescente, il protagonista che si trova a spiare altre persone, i costanti dubbi e ostacoli che lo colpiscono sono tutte caratteristiche del film di Hitchcock.
Ma ad un’analisi più attenta anche la figura del professor Germain sembra rispecchiare molto il personaggio hitchcockiano di James Stewart.
Entrambi sono ossessionati da una storia che potrebbe essere vera oppure falsa.
La differenza è che il professor Germain può manipolare i racconti del ragazzo, mentre James Stewart essendo estraneo a quello che spiava si poteva limitare solo ad osservare.Infatti è proprio nella casa, instaurando un rapporto diretto con la famiglia che Claude riesce ad interagire con essa, portandola quasi a una completa trasformazione.

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In questo film i toni drammatici sono a volte spezzati da momenti di humour, molto alla Woody Allen.
In questo Ozon si dimostra molto abile e capace in quanto riesce a mantenere per tutta la durata del film
uno sfondo tragico, molto simile per certi aspetti alle tragedie di Shakespeare, ma allo stesso tempo a
far sorridere lo spettatore con piacevoli battute.

Penso che con questo film Ozon abbia voluto anche prendersi gioco della banalità di vita della classe medio-borghese, apparentemente perfetta, ma piena di problemi che cerca di mascherare.

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Trovo che la scelta della colonna sonora di Philippe Rombi sia azzecattissima per il genere.Non è una musica che fa paura, ma adattata alla regia di Ozon riesce a trasmettere quella sensazione di angoscia e di tensione tipica dei film horror, benché questo non lo sia.

Un grandissimo film che ci fa ridere, ma allo stesso tempo riflettere sulla condizione di vita dei personaggi, umani.

Voto:4/5

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